Fine agosto.
Giorno 3 della convivenza. L’adultitudine prevede pulizie di casa a cadenze
fisse. Io e Sorella siamo pronte. Per evitare bagni di sangue, seguiremo un
rigido sistema di rotazione. Che oggi prevede io passi l’aspirapolvere prima
che lei lavi i pavimenti. Sorella abita da due anni in questa casa, ormai ha un
grado di autonomia nelle pulizie tale che potrebbe farle a occhi chiusi. Sa
quale battiscopa è l’acattapolvere preferenziale, l’angolatura giusta per
infilarsi a pulire l’angolo infame tra i sanitari.
Sono una
recluta, l’aspirapolvere è la cosa nella quale mia sorella ha pensato potessi
fare meno danni. Ha great expectations. Non la deluderò.
Dopo qualche
problemino tecnico, in cui ho scoperto che quello che credevo fosse il tasto di
accensione del suo aspirapolvere, in realtà è quello che sgancia il sacchetto,
sono pronta. Non ho mai passato l’aspirapolvere in maniera così accurata. E cantando con tanto gusto I want to break
free.
Finisco e, con
l’anima in pace, mi posizione sul divano, io e il mio Netflix. Poi sento uno
squittio dal bagno. Cresce di intensità e raggiunge livelli di ultrasuoni tali
che un paio di allarmi scattano, i cani abbaiano e gli stormi volano via dagli
alberi. Nela frequenza che riesco a captare, percepisco qualche lettera sparsa
del mio nome. Saggiamente, decido di avvicinarmi con cautela. Sorella è lì,
che, iperventilando, mi indica dei capelli sul pavimento.
La guardo.
Mi guarda.
Prende un
respiro profondo, vedo passare nella sua mente immagini calme e rilassanti.
Entra in modalità educatrice.
-e questi?
-…
-non andiamo
bene. Se passi l’aspirapolvere lo devi fare per bene.
-ma ti giuro che
sono stata attentissima.
-Guarda che non
mi devi prendere in giro. Non sei stata
approfondita nelle pulizie e adesso la ripassi.
-Ma non c’era
niente, ti giuro.
Comincia l’escalation
dei toni, recriminazioni che partono da quella volta che alle elementari le
rubai la merenda e arrivano all’ingiustizia del mio metabolismo lento in
confronto al suo. C’è un momento di
pausa, musica da Mezzogiorno di fuoco in sottofondo, tutte e due prendiamo
fiato e…
Un singolo
capello
si
stacca dalla mia
testa e
volteggia,
delicato,
leggero,
in
un moto a
spirale,
fino
a quando si
poggia,
lieve,
sul pavimento.
Silenzio.
-Tu da domani
giri per casa con la cuffia da doccia in testa.
-…
-…
-Vado a prendere
l’aspirapolvere.
-E poi porta i
tuoi capelli da un’altra parte.
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