mercoledì 6 gennaio 2016

I pinguini di MISS Fra

Primi giorni di master.  Sono impiguinata alla fermata dell’autobus. Piove. Di solito l’autobus è già lì quando arrivo, oggi, giustamente, no. È anche i primo giorno di scuola, c’è un diffuso brulicare di adolescenti e pre-adolescenti in vari stadi di brufolazione, mode ridicole e altri malanni tipici di quell'età. Si incontrano, si abbracciano, urletti tra ragazze.Tutto con gli ombrelli. Accanto a me un gruppetto di ragazze, 15-16 anni. Al terzo ombrello che mi arriva in faccia, mi giro e sto per lanciarmi in un'orazione, con un incipit bello sonoro,tipo: Usque tandem abutere patientiae nostrae, puella? La ragazza mi precede: "Mi scusi signora." E mi fa quel sorrisetto che facevo anche io quando volevo evitarmi il predicozzo da un adulto.


Supero il trauma. Forse. Comincio a pregare che mi tornino dei brufoli (sarò accontentata nella mia preghiera, ovviamente).
Al rientro, ancora pinguina, ancora lunedì. Tutta in nero, bitch resting face di ordinanza. Aspetto l’autobus per rientrare, perché tutto succede alle fermate del bus, l’incontro con il mondo, con il disagio. Sembro particolarmente adulta, particolarmente scazzata, me lo dico da sola. Indi ragion per cui non inorridisco tropo quando mi sento fare toc toc sulla spalla e sento un flebile ed educatissimo "Signora...". Invece dell'acido "Signorina, prego" con cui rispondo di solito, o del silenzio pietrificato con gli occhi alla Bellatrix Lestrange, ora mi calo nel ruolo. Tolgo le cuffie e sorrido a 32 denti, stile maestra il primo giorno di prima elementare. Davanti a me una ragazzina di 13 anni.
"Si?"
"Signora, è già passato il bus?"
"No, non ancora"
"Grazie signora"
"Figurati... piccola".
La vecchia e savia.
Così matura e posata, che ha fatto in tempo a passare al supermercato.
E ora ha la borsa piena di prodotti Kinder.
Maturità, non mi avrai mai per davvero.


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